Lunedì 24 Giugno 2002



Gli amanti del diporto restano in secca: «I Comuni ci hanno chiuso tutti gli scivoli per entrare nel lago»



Gommoni lumaca, Gardesana in tilt

Da Sirmione a Bardolino serpentone di auto con carrello e barca

di Camilla Ferro

Devono vendere la barca. È l'unica soluzione. O devono posteggiarla al mare, definitivamente, rinunciando così alle uscite dell'ultima ora, ché il più vicino (di mare) è almeno a due ore di macchina. Invece no. «Ai nostri gommoni e ai nostri piccoli motoscafi non rinunciamo e pretendiamo, a questo punto anche a suon di carte bollate, di poterli usare sul Garda perchè, a meno che non sia cambiato qualcosa e non ce ne siamo accorti, è un lago pubblico - mica l'ha comperato qualcuno no? - e c'è posto per tutti, per gli yacht tanto cari a qualche sindaco perchè danno lustro, e per i nostri più umili cinque-sei metri che saranno certo meno belli e vistosi ma hanno gli stessi diritti dei panfili. Chiediamo semplicemente di venire rispettati, si trattasse di arrivare a scomodare qualche azzeccagarbugli della legge e di inchiodare alle proprie responsabilità i politici che ci hanno chiesto il voto e poi sono spariti dalla scena, senza far nulla per chi li ha eletti, per la propria terra e per i povericristi che hanno la fortuna di avere un lago come questo e la sfortuna di doverlo lasciare in mano agli stranieri, sempre e comunque... perchè loro sono gli ospiti, perchè portano soldi ai commercianti, ai ristoratori, agli albergatori, ai garagisti che tengono in custodia le loro ville galleggianti e pagano fior di quattrini per assicurarsi il posto fisso al porto, perchè creano indotto e la gente di qua vive solo sul turismo stagionale. Vabbè, e noi chi siamo? Non finisce qua».

Parola di autoctoni col vizio della barca (piccola) come Claudio Sovran, Paolo Quinzani, Paolo Pirovano e Lamberto Milani, portavoce dello scontento di centinaia e centinaia di altri "diportisti" come loro ieri mattina vanamente alla ricerca di soluzioni per mettere il carico a bagnomaria. Quaranta, cinquanta, altre venti fino ad arrivare a 70 macchine, tutte con carrello e natante appresso, ordinatamente in fila sulla gardesana nel tratto Sirmione-Bardolino in cerca di uno scivolo non-a-pagamento per entrare in acqua. Niente.

«Questa è la prova che per noi qui non c'è posto» continuano gli apri pista della rovente e lenta carovana su otto-ruote, «ci siamo dati appuntamento alle 9 per uscire a prendere un po' d'aria e fare un tuffo, è mezzogiorno e stiamo ancora cercando un accesso per far scivolare le nostre imbarcazioni dentro al Garda. Fino a qualche anno fa non avevamo problemi, poi le amministrazioni comunali ci hanno chiuso la porta in faccia: in un tratto di una cinquantina di chilometri non c'è una via praticabile dove, parcheggiate le auto, sia possibile tirar giù gommoni e motoscafi da piccolo cabotaggio. Che vergogna, per colpa di chissà quali interessi dobbiamo scontare giornate come questa, a girare come dei deficienti su e giù per la gardesana, rallentando la circolazione ordinaria già di per sé difficile da queste parti (di fatto ieri mattina il barca-day ha aggiunto difficoltà ai soliti rallentamenti facendoli diventare in più di qualche punto veri e propri blocchi), e tutto perchè i pubblici amministratori del basso Garda hanno deciso di sacrificare noi a tutto vantaggio dei tedeschi pieni di soldi, dei loro barconi, delle tasse che pagano e dell'indotto che alimentano. Non è giusto, è arrivato il momento di alzare la voce: ci saranno altre domeniche come questa perchè noi non rinunciamo alle nostre gite sull'acqua, ci metteremo in strada e faremo il giro del Garda, daremo fastidio agli automobilisti (e ce ne scusiamo) finché non riaprono gli scivoli che sono stati chiusi ricorrendo a delibere che non crediamo del tutto corrette».

Poi, in camera caritatis: «Qual è la verità?» sussurra Claudio Sovran mentre al walky talky si tiene informato su come procede la lenta avanzata in testa e in coda al serpentone metallico, «la verità è che, qua sul Garda, esiste la volontà politica di eliminare la nautica da diporto, quella alimentata da gente normale che non ha i 15 milioni all'anno da pagare per il posteggio di mega barconi. Manca la disponibilità da parte dei Comuni di agevolare le imbarcazioni di piccolo cabotaggio, altrimenti come si spiega che i due scivoli di Peschiera sono chiusi, che quello di Castelnuovo è inagibile, che su quello di Pacengo ci sono i lavori in corso, che quello di Sirmione l'hanno sbarrato e solo dopo il nostro ricorso al Tar l'hanno riaperto? Insomma, al momento, da Sirmione non si trova nulla fino a Castelletto di Brenzone. E' quindi chiaro, i governatori di questi piccoli paesi pensano "Questi qui non ci portano nulla, mettiamoli in un angolo, caso mai vadano dai privati per farsi tirar giù le barche". Costa minimo 150 euro per volta prendere una gru per scaricare il mio gommone mentre, se avessi lo scivolo, farei tutto da solo senza spendere niente. Abbiamo chiesto, tramite l'assessore provinciale Bendinelli, un incontro con i primi cittadini del basso Garda, stiamo aspettando una risposta, ma tutto tace. Intanto, passiamo le domeniche in macchina in cerca di soluzioni».

Oggetto di una serie di imprecazioni da chi di tutta 'sta faccenda non sapeva nulla e cercava solo di arrivare presto a toccare l'acqua (gesti e parole irripetibili), ieri mattina i 70 amanti delle piccole barche hanno anche subìto una serie di controlli da parte di vigili urbani e carabinieri. Ordinaria amministrazione con l'invito, detto tra il serio e il meno-serio, di non esagerare, ché una denuncia per intralcio alla circolazione non gliela toglieva nessuno. Hanno capito ed ubbidito. Non hanno bloccato il traffico ma solo rallentato: da Sirmione a Bardolino, mezzo giro di ruote ogni 30 secondi, sotto un sole agostano, tra i clacson di chi li malediceva e gli augurava ogni ben di Dio. La lumaca non è stata multata. L'eccesso di lentezza, hanno spiegato arrabbiati i "manifestanti", non è reato. «La soluzione? Che ci riaprano gli scivoli, li forniscano di parcheggi per le macchine e i carrelli così che non diano fastidio a villeggianti e residenti, e ci permettano, anche se non siamo miliardari come certi tedeschi, di mettere le nostre barchette dentro l'acqua come abbiamo sempre fatto. Nel momento in cui ci chiudono gli accessi comunali al lago, è ovvio, dove andiamo? Chiediamo di usare i passaggi dei privati che ci chiedono fior di quattrini ogni volta che vogliamo usare il gommone o il motoscafo?». Claudio Sovran l'alternativa dice di averla: «Si aggiusta tutto se politici e sindaci fanno l'unica cosa possibile: alzare il ponte di Peschiera sul canale, noi poi passiamo da lì, navighiamo un po' sul Mincio e entriamo nel Garda senza aver più bisogno di accessi dalla costa. Sarebbe risolto in un colpo solo anche il problema del dove lasciare automobili e carrelli. L'idea c'è, vediamo ora se qualcuno la accoglie e viene a parlarcene».