Contestazioni dopo la decisione del Comune di Sirmione di bloccare la strada che porta allo scivolo del porticciolo di Punta Grò


Sul Garda va in onda la «guerra delle barche»


I proprietari degli scafi pronti a ricorrere al Tar: «Ci hanno chiuso l'ultimo accesso al lago»



DESENZANO (Brescia) - Centinaia di diportisti, soprattutto «pendolari» della domenica che frequentano le rive del basso Garda, rischiano di dover lasciare la propria barca nel giardino di casa. Gommoni, piccole derive, scafetti e canotti da qualche tempo hanno la vita difficile lungo la costa che va da Desenzano a Bardolino, sull'opposta sponda veneta, a causa della progressiva chiusura di accessi e scivoli a lago. Malgrado il codice di navigazione e il regolamento della navigazione interna siano sull'argomento esplicitamente chiari: l'accesso a lago deve essere comunque e sempre garantito. Ma tra una rete di recinzione, un cartello e una sbarra, per i diportisti che non si possono permettere di pagare ai gruisti privati un bel po' di euro sta diventando un'impresa trovare uno scivolo adatto. Un anno fa i diportisti del basso lago, oltre un centinaio, si sono uniti in un'associazione «Amici della Vela e della Pesca», regolarmente registrata, per dar vita a una serie di iniziative. La prima, dice il presidente Paolo Quinzani, «è quella di informare l'opinione pubblica sulla vicenda, poi attivare le prime proteste». Due domeniche fa quasi settanta veicoli, con al rimorchio carrelli e natanti, si sono incolonnati sulla statale Gardesana percorrendola a velocità ridotta. Risultato: un caos indescrivibile, con lunghe code di auto e imprecazioni degli automobilisti. La querelle stava per spostarsi nelle aule giudiziarie, ma, nel frattempo, i diportisti e il Comune di Sirmione avevano raggiunto un'intesa. Intesa che, ora, rischia di saltare. La vicenda. A Punta Grò, al confine tra Sirmione e Peschiera, esiste uno degli scivoli più accessibili ai carrelli dei diportisti, in realtà l'unico perché gli altri sono situati nei centri storici di Desenzano e Sirmione, praticamente irraggiungibili nelle ore di punta domenicali. E qui cominciano i guai per i diportisti, perché il Comune di Sirmione ha deciso, con un'ordinanza del sindaco Maurizio Ferrari, di chiudere la strada di accesso allo scivolo con una sbarra per evitare che ci finiscano prostitute e clienti. Nei paraggi c'è anche un mega-residence, punto di riferimento per la protesta. Vengono raccolte dai proprietari di barche quasi 500 firme e inviate al Comune, ma senza esito. Il successivo ricorso al Tar determina, invece, un primo apprezzabile risultato per l'associazione: l'ordinanza viene ritirata. Ma la pace dura poco. All'inizio della stagione estiva i diportisti chiedono la concessione di un'area vicina allo scivolo per posteggiare i carrelli, area sulla quale, però, anche il Comune ha messo gli occhi per realizzare un parco naturalistico. Guarda caso lo scivolo ne fa parte. Nei giorni scorsi è stato deciso che l'amministrazione potrà chiudere la strada contestata ma, allo stesso tempo, assieme al Comune di Desenzano, dovrà individuare nuovi accessi a lago in alternativa a quello di punta Grò. Insomma, il diritto dei diportisti, sancito dal codice della navigazione, non può essere ignorato, né tanto meno calpestato. Le due amministrazioni avranno tempo fino all'1 agosto per indicare una mappa di passaggi. Ma facendo una ricognizione degli scivoli esistenti il quadro appare desolante. Perché a Desenzano l'unica struttura adatta si trova sul lungolago, cioè in pieno centro storico. Basta un solo carrello a causare inevitabili ingorghi. Gli altri sono gestiti da concessionari, quindi sono soggetti a pagamento. Alla Zattera di Rivoltella la struttura nautica è disagevole, così pure quella del porto Galeazzi di Colombare di Sirmione (troppo piccola) dove, paradossalmente, esiste un cartello «divieto di sosta per carrelli». E sempre a Sirmione vi sono altri due scivoli: alla Brema (vicino a un collettore fognario) e sul lungolago Diaz, nel centro storico: con il solito problema degli ingorghi domenicali. Situazione analoga lungo gli altri venti chilometri di costa. «Noi aspettiamo - dice Quinzani -, poi attueremo altre forme di protesta e ci rivolgeremo al Tar».


Maurizio Toscano